La Pseudo-Ostruzione Intestinale Cronica (CIPO) e il Ruolo del Microbiota

La pseudo-ostruzione intestinale cronica (CIPO) è una malattia rara della motilità gastrointestinale, caratterizzata da una compromissione della propulsione intestinale in assenza di ostruzioni meccaniche. La complessità della diagnosi, ad oggi spesso tardiva o errata, si riflette su un alto tasso di morbilità e mortalità. I pazienti affetti manifestano episodi ricorrenti di ostruzione intestinale, dolore addominale cronico, gonfiore e malassorbimento, con il 20-60% di essi che necessita di nutrizione parenterale a lungo termine per mantenere un adeguato stato nutrizionale [1]

Il Ruolo del Microbiota e della Serotonina
Il sistema nervoso enterico e il microbiota intestinale interagiscono attraverso il rilascio di serotonina, che svolge un ruolo chiave nella regolazione della motilità intestinale. La serotonina viene rilasciata dalle cellule enterocromaffini in risposta a stimoli luminali, come la presenza di cibo o batteri, attivando un recettore che modula i riflessi peristaltici e secretori. Studi recenti suggeriscono che il microbiota intestinale influisca direttamente sulla sintesi e sul metabolismo della serotonina, aprendo nuove prospettive nella comprensione della patogenesi della CIPO [1].

Il Trapianto di Microbiota Fecale (FMT) come Possibile Approccio Terapeutico
Uno studio condotto da Lili Gu et al. [1] ha esplorato il potenziale del trapianto di microbiota fecale (FMT) nella gestione della CIPO. Nove pazienti sottoposti a FMT hanno mostrato miglioramenti significativi nei punteggi dei sintomi di ostruzione intestinale, nel gonfiore e nel dolore addominale.
Dopo otto settimane dal trattamento, il 44,4% dei pazienti era in grado di riprendere un'alimentazione normale.
I risultati di questo studio confermano il ruolo chiave del microbiota nella regolazione della funzione neuromotoria intestinale e suggeriscono che la manipolazione del microbiota potrebbe rappresentare una strategia efficace per contrastare la disbiosi associata alla CIPO.

Prospettive Future e Prevenzione
Nonostante i trattamenti attuali per la CIPO, il crescente interesse verso l'interazione tra microbiota intestinale e motilità gastrointestinale apre nuove strade per la ricerca. In particolare, un’attenzione maggiore alla modulazione del microbiota attraverso strategie dietetiche, prebiotici e probiotici, potrebbe rappresentare un’importante via di prevenzione e gestione della malattia.
Se il microbiota intestinale gioca un ruolo determinante nella CIPO, mantenerne l’equilibrio fin dall’infanzia potrebbe ridurre il rischio di sviluppare la patologia. La promozione di abitudini alimentari favorevoli alla diversità microbica potrebbe quindi essere un obiettivo chiave nella prevenzione e nel miglioramento della qualità della vita dei pazienti affetti.
In questo senso, un approccio nutrizionale preventivo assume un ruolo di primaria importanza.
Strategie alimentari mirate al mantenimento della stabilità del microbiota, come una dieta ricca di fibre solubili e l’assunzione regolare di alimenti fermentati, potrebbero contribuire alla modulazione dell’ecosistema intestinale, prevenendo alterazioni che potrebbero predisporre alla dismotilità intestinale.

Strategie pratiche per la gestione della CIPO
Affrontare la CIPO richiede un approccio multidisciplinare che coinvolga diversi specialisti, tra cui gastroenterologi, psicologi e nutrizionisti. Il supporto di un team medico specializzato è fondamentale per monitorare l’evoluzione della malattia e adattare le strategie nutrizionali alle esigenze individuali del paziente.
Nel caso di CIPO conclamata, dove la motilità intestinale risulta significativamente compromessa, l’integrazione con supplementi probiotici e prebiotici potrebbe rappresentare un valido supporto, soprattutto nei momenti in cui l’alimentazione risulta insufficientemente solida e quindi priva di cibi
fermentati. Questi integratori, opportunamente selezionati in base alle necessità del paziente, potrebbero contribuire a preservare l’equilibrio microbico, mitigando gli effetti della disbiosi e favorendo, per quanto possibile, una migliore funzionalità intestinale.
Un altro aspetto da non sottovalutare è il malassorbimento di micronutrienti essenziali.
L’assunzione di un supplemento multivitaminico e multiminerale può essere necessaria per prevenire carenze nutrizionali.
Dal punto di vista alimentare, per i pazienti che possono alimentarsi per via orale, è consigliabile consumare piccoli e frequenti pasti giornalieri (circa 5-6) [2], masticare a lungo, evitando pasti abbondanti che potrebbero sovraccaricare il tratto gastrointestinale. La scelta degli alimenti deve essere attentamente valutata con il supporto di un professionista: in generale, le verdure cotte sono da preferire rispetto a quelle crude, in quanto risultano più digeribili e meno irritanti per l’intestino [3].
È inoltre fondamentale individuare e limitare il consumo di cibi che potrebbero essere difficili da digerire nel tratto intestinale, contribuendo a episodi di gonfiore e dolore addominale [4].
L’obiettivo della gestione nutrizionale non è solo garantire un adeguato apporto calorico e nutrizionale, ma anche migliorare la qualità di vita del paziente, riducendo il più possibile i sintomi associati alla malattia e favorendo il benessere intestinale.

Conclusioni
La CIPO rappresenta una sfida complessa sia dal punto di vista clinico che nutrizionale, richiedendo un approccio personalizzato e multidisciplinare per il suo trattamento. Sebbene la gestione attuale si concentri principalmente sul supporto nutrizionale e sul controllo dei sintomi, le recenti ricerche sul ruolo del microbiota intestinale aprono nuove prospettive terapeutiche che potrebbero migliorare la qualità di vita dei pazienti. Un’attenzione particolare alla nutrizione, alla composizione del microbiota e all’equilibrio dei nutrienti essenziali può fare la differenza nel mitigare le complicanze della malattia.

Dr. Thomas Droghetti
Biologo Nutrizionista, Dottore Magistrale in Scienze della Nutrizione Umana

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Dr. Thomas Droghetti
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